3 thoughts on “Un giorno dopo l’altro

  1. Non ci crederai, ma abbiamo avuto una trasmissione telepatica. Mentre tu postavi il video di "Un giorno dopo l'altro" sia qui che sul Binario, per tutt'altre vie (parlando di Carlo Lucarelli e del suo romanzo omonimo), ci stavo pensando anch'io, riportando alcuni stralci del romanzo che, nel loro insieme, costituiscono un ottimo commento al brano. Vediamo se ti ci ritrovi:

    UN GIORNO DOPO L’ALTRO
    di Carlo Lucarelli
     
    (…)
    Tenco mi piace davvero.
    Va bene, ora mi piace soprattutto perché parla di amori finiti ma non è solo per quello, la prova è che appena sto per spegnere tutto lo sguardo mi cade sul retro del Cd che sta sullo stereo, sulla lista dei brani, e ne vedo uno che non c'entra niente con l'amore, ma che è bello lo stesso, così lo punto sul lettore, aspetto che appaia il suo numero sul display e lo faccio partire.
    (…)
    Inizia subito, dal silenzio compatto dei solchi invisibili del Cd.
    E' un arpeggio di chitarra che sale e scende, lento e dolcemente ipnotico, appena trattenuto a metà, come se volesse tornare indietro, e appena sbavato da una nota più bassa alla fine, che diventa l'inizio dell'arpeggio successivo, identico, sempre quello, malinconico e dolce, sempre quello, fino alla fine del brano.
    (…)
    Quasi a metà del terzo arpeggio Tenco inizia a cantare.
    Non lo fa con tristezza, anche se le parole che dice sono tra le più strazianti che abbia mai sentito.
     
    Un giorno dopo l'altro,
    il tempo se ne va…
    Le strade sempre uguali,
    le stesse case
    (…)
    E gli occhi intorno cercano
    quell'avvenire che avevano sognato…
     
    C'è un momento, in questo brano, in cui la voce di Tenco si spezza. [Evidentemente, si riferisce al momento preciso in cui Luigi, nel cantare il verso successivo “ma i sogni sono ancora sogni”, fa un’inattesa pausa dopo il “ma…”, la cui potenza espressiva ci è ben nota, N. d. R.]
    Fino allora aveva cantato con quel modo che ha lui di farlo, con la voce che sembra uscirgli dal fondo della gola e passare attraverso il fumo di una boccata di sigaretta appena tirata e rimanere comunque densa e morbida.
    Si poteva pensare che fosse perplesso, assorto, malinconico forse, con lo sguardo perso nel vuoto e magari gli occhi un po' socchiusi, tirati agli angoli, e invece lì no, lì la voce gli si spezza, scivola più in fondo, più roca e fa capire quello che veramente è.
    Non è pensoso, è disperato.
     
    Ma i sogni sono ancora sogni
    e l'avvenire è ormai quasi passato.
    (…)

    Ciao!

  2. MrVecchiofan: ma guarda un po' che telepatia :)
    Belle le parole di Lucarelli nelle quali mi ci ritrovo.
    Significativa la canzone che meglio rappresenta il tempo che scorre, la vita che se ne va 
    E gli occhi intorno cercano
    quell'avvenire che avevano sognato…

     Ma i sogni sono ancora sogni
    e l'avvenire è ormai quasi passato.

    Ma lo sai che possiedo una versione inedita che son sicura che ti emozionerebbe. :)

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