RAGAZZO MIO
Una barca senza vela, acquerello di MVC/Gulliveriana©, 2008
Ragazzo mio,
un giorno ti diranno che tuo padre
aveva per la testa grandi idee,
ma in fondo poi non ha concluso niente.
Non devi credere no,
vogliono far di te
un uomo piccolo,
una barca senza vela;
ma tu non credere no,
che appena s’alza il mare,
gli uomini senza idee
per primi vanno a fondo.
Ragazzo mio,
un giorno i tuoi amici ti diranno
che basterà trovare un grande amore,
e poi voltar le spalle a tutto il mondo.
Non devi credere, no,
non metterti a sognare
lontane isole che
non esistono;
non devi credere, ma,
se vuoi amar l’amore,
tu non gli chiedere
quello che non può dare.
Ragazzo mio,
un giorno sentirai dir dalla gente
che al mondo stanno bene solo quelli
che passano la vita a non far niente.
No, no, non credere, no,
non essere anche tu
un acchiappanuvole
che sogna di arrivare;
no, no, non credere, no,
non invidiare chi
vive lottando invano
col mondo di domani.
Luigi Tenco
periodo SAAR 1964/65
“Era innato in lui non accettare le cose storte. Quante volte, nel corso dei lunghi anni che abbiamo passato insieme, mi ha ripetuto la sua teoria sul comportamento: – Non devi mai cedere ai compromessi, mio caro Roy, il nostro “io”, il nostro senso della vita è come una diga interposta tra il “nulla” e noi stessi, scendere anche ad un piccolissimo compromesso con i nostri principi più sacri, è come fare un buco in questa diga. E per piccolissimo che sia il buco, l’acqua poi farà il resto, forzandolo e facendo crollare tutto… Ricordalo.
Questo concetto era tanto radicato in lui che, più tardi, diventato famoso, volle scrivere la canzone «Ragazzo mio». In questa canzone, dedicata a mio figlio maggiore, Alessandro, ho risentito queste sue parole, questo suo modo di affrontare la vita di petto, senza vie traverse o compromessi.”
(tratto da Caso Tenco. È stato un suicidio? di G. Roy Grassi, amico di Luigi Tenco).
come è attuale questa canzone,d’altronde i cantautori hanno questo potere
Comprendere la società e la vita.
Come sono patetici e ridicoli i poppettari dei 60 che se la tirano per le loro canzonette banalissime e sparlano del cantautorato!
Infatti viga, questa canzone sarebbe da far ascoltare a tanti giovani ancora oggi…
Tenco sapeva ritrarre alcuni aspetti della vita come nessun altro, per questo è rimasto attuale ed immortale.
Urticante
Viga e Urticante sono d’accordo con voi. Infatti ho scelto questa canzone perchè Luigi Tenco la dedicò al figlio del suo caro amico Roy Grassi come potete leggere nelle righe che ho aggiunto al post.
Ne vedo tante di barche senza vele in giro…
e non sono mica tutti gozzi che vanno a remi
Una delle più belle e più riuscite canzoni di Luigi, concordo.
Un caro saluto, per Luigi siamo sempre in sintonia! Ciao…
Un tuffo nel passato, ma io so qualcosa che tu non sai a riguardo
baci
Alderaban Purtroppo ne vedo tante anche io.
Sar Un caro saluto anche a te nel nome di Luigi, sempre nei nostri cuori.
Massimo Sarebbe interessante conoscere quel qualcosa che non so a riguardo. Ci racconti qualcosa?
baci
Luigi scrisse questa canzone per Alessandro Grassi, stimolato dalla paternità di Roy (uno dei primi amici intimi ad avere un figlio) forse Luigi visse una paternità indiretta, infatti, come disse Roy nel suo libro, Luigi si coccolava Alessandro come un figlio. In “Ragazzo Mio” Luigi parla da “ragazzo saggio” e tenta di spiegare la vita ad un bimbo appena nato, forse temendo che un giorno Alessandro non posa capire quello che suo padre aveva fatto nella vita… .Almeno questo è quello che ho capito nei miei studi di “Ragazzo mio”.
Utente anonimo Ti ringrazio per il tuo contributo ma…se non firmi non riesco a capire chi sei…
“Ragazzo mio” è una canzone che ho scoperto all’inizio della settimana successiva a quella del suicidio di Luigi, leggendone il testo sul quotidiano Paese Sera.
Nell’edizione del martedì, di questo giornale, c’era un inserto sulla vita letteraria ed io non mancavo di raccogliere i vari inserti, che mi davano un’aria vagamente intellettuale. Dunque considerando che Luigi si sparò nella madrugada de viernes veintesiete enero, ritengo di aver letto il testo integrale di Ragazzo Mio martedì 31 gennaio.
Ma, non so come né perché, quel brano mi era già familiare. Probabilmente il forte contenuto didattico mi stava condizionando ed io ne avevo assorbito i concetti come se si trattasse di una cosa del passato.
La chiusa del brano però mi ha sempre lasciato con un punto interrogativo che vorrei sottoporre anche alla vostra attenzione. Dico “anche” perché questo argomento lo affrontai già con un appassionato cultore di cose tenchiane, per le strade di Parma, un paio di anni fa.
Se questo studioso mi avesse convinto non starei ora a sollecitare di nuovo altre opinioni.
“non invidiare chi, vive lottando invano”. Perché Luigi si aggrappa ad un sentimento come l’invidia? perchè ha certezza che il suo lottare sia “invano”?