25 aprile 2007

25 aprile

Per non dimenticare …

Ultime lettere di condannati a morte della resistenza italiana

 

Disegno di Gulliveriana. Zaino rosso e taccuino, sanguigna.

Mamma adorata,

quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l’Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.

Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l’Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.

Viva l’Italia libera!

Achille

Di anni 22 – studente in scienze economiche e commerciali – nato a Macerata il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l’8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane – dal Gruppo ” Patrioti Nicolò ” è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all’alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto – mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía Medaglia d’Oro al Valor Militare.

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I tuoi occhi rischiarano la mia cella

Sandra carissima,
dopo appena sette giorni dal mio arresto mi
hanno condannato a morte, stamani. Ho agito in piena coscienza di
cio’ che mi aspettava. Il tuo ricordo e’ stato per me di grande
conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la
soddisfazione di veder un attimo di debolezza da parte mia.
Non mi sarei mai aspettato di scrivere la prima lettera ad una
ragazza in queste condizioni. Perche’ tu sei la prima ragazza che
abbia detto qualcosa al mio cuore. Mi e’ occorso molto tempo per
capire cosa eri per me. Io ti amo, ti amo disperatamente. In
questi giorni ho avuto sempre un nome in mente: Sandra; due occhi
luminosi – i tuoi – che hanno rischiarato la mia cella.
Sandra, non lasciarmi mai. Perdonami questa mia debolezza, sii
forte come voglio e sapro’ esserlo io. Sii’ felice, e’ il mio
grande desiderio.

Bruno

Sta vicina a mia madre, ne ha tanto bisogno. Sandra, Sandra.

22 gennaio 1945, Carceri Giudiziarie di Torino
Ultima lettera di un partigiano, Brigata Garibaldi, condannato a morte.

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Caro Mario,

sono le ultime ore della mia vita, ma con questo vado alla morte senza rancore delle ore vissute.

Ricordati i tuoi doveri verso di me, ti ricorderò sempre

Franca

Cara mamma, perdonami e coraggio. Dio solo farà ciò che la vita umana non sarà in grado di adempiere. Ti bacio. La tua

Franca

Di anni 25 – casalinga – nata a Savona il 28 settembre 1919 -. Il 1°ottobre 1943 si unisce alla Brigata “Colombo”, Divisione “Gramsci”, svolgendovi attività di informatrice e collegatrice e procurando vettovagliamento alle formazioni di montagna -. Arrestata la sera del 21 ottobre 1944, nella propria casa di Savona, da militi delle Brigate Nere – tradotta nella Sede della Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il I° novembre 1944, senza processo, da plotone fascista, nel fossato della Fortezza ex Priamar di Savona, con Paola Garelli e altri quattro partigiani.

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Carissimi,

una sorte dura e purtroppo crudele sta per separarmi da voi per sempre. Il mio dolore nel lasciarvi è il pensiero che la vostra vita è spezzata, voi che avete fatti tanti sacrifici per me, li vedete ad un tratto frustrati da un iniquo destino. Coraggio! Non potrò più essere il bastone dei vostri ultimi anni ma dal cielo pregherò perché Iddio vi protegga e vi sorregga nel rimanente cammino terreno. La speranza che ci potremo trovare in una vita migliore mi aiuta a sopportare con calma questi attimi terribili. Bisogna avere pazienza, la giustizia degli uomini, ahimè, troppo severa, ha voluto così. Una cosa sola ci sia di conforto: che ho agito sempre onestamente secondo i santi principi che mi avete inculcato sin da bambino, che ho combattuto lealmente per un ideale che ritengo sarà sempre per voi motivo di orgoglio, la grandezza d’Italia, la mia Patria: che non ho mai ucciso, né fatto uccidere alcuno: che le mie mani sono nette di sangue, di furti e di rapine. Per un ideale ho lottato e per un ideale muoio. Perdonate se ho anteposto la Patria a voi, ma sono certo che saprete sopportare con coraggio e con fierezza questo colpo assai duro.

Dunque, non addio, ma arrivederci in una vita migliore. Ricordatevi sempre di un figlio che vi chiede perdono per tutte le stupidaggini che può aver compiuto, ma che vi ha sempre voluto bene.

Un caro bacio ed abbraccio

Renzo

Di anni 27 – ingegnere alla FIAT di Torino – nato a Torino il 25 dicembre 1917 -. Addetto militare della squadra “Diavolo Rosso”, poi ufficiale di collegamento dell’organizzazione “Giovane Piemonte” – costretto a lasciare Torino, si unisce alle formazioni operanti nel Canavesano -. Catturato l’8 dicembre 1944 a Torino, nella propria abitazione, in seguito a delazione, per opera di elementi delle Brigate Nere, essendo sceso dalla montagna nel tentativo di salvare alcuni suoi compagni -. Processato l’8 febbraio 1945, dal Tribunale Co:Gu: (Contro Guerriglia) di Torino, perché ritenuto responsabile dell’uccisione del prefetto fascista Manganiello -. Fucilato l’11 febbraio 1945 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Alfonso Gindro ed altri tre partigiani.

Fonte: Resistenza italiana. it

 

14 thoughts on “25 aprile 2007

  1. Mio Dio, queste lettere toccano il cuore. Sono senza parole, come è triste tutto questo…….

    Trovo che il tuo disegno sia stupendo. Il colore è appropriato, sembra una foto di altri tempi.

    E’ incantevole davvero.

    Angela

  2. Sono d’accordo con Angela, il disegno si associa perfettamente al contesto.

    La cosa più triste è che ancora oggi, nel Mondo, c’è chi non è al sicuro, per la sola “colpa” di avere idee differenti…

  3. Queste lettere contengono la nostra Storia e devono diventare la nostra Memoria. Leggerle, almeno ogni anno il 25 Aprile, ci possono far riflettere e stimolare a leggere, per la centesima volta, Calamandrei, Primo Levi… . Cara Gully, il tuo zaino rosso è il contenitore ideale per riporre e conservare queste lettere. Noi democratici sentiamo forte il dovere di trasmettere alle future generazioni “storia” e “memoria”, proprio per questo motivo mi piacerebbe tanto vedere una ragazzina indossare questo zainetto insieme ai tuoi bei stivali rossi… . A Gully seminatrice d’arte e di PACE!. Balans

  4. Gully,

    apro la pagina del tuo Blog e mi corre un brivido lungo la schiena.

    E ripenso a mio padre, per il quale andai, da ragazzino, a ritirare il suo diploma di “partigiano”. Grazie per non avermi fatto passare invano questa giornata.

  5. Stavi tornando dal paese.

    Qualcuno ci doveva pure andare ogni tanto a prendere viveri, coperte, quello che serviva per vivere lassù sulle montagne.

    Avevi lasciato la tua casa, la tua Maria che tanto amavi e la piccola Giulia, per dare il tuo aiuto, per liberare l’Italia dalla piaga della dittatura, della sopraffazione e della mortificazione dei più deboli.

    Maria ti aveva detto: “Giovanni, stai attento, non rischiare tanto, sai che qui ti aspettiamo, che ti vogliamo bene e che non possiamo vivere senza di te”.

    Avevi preso la piccola Giulia sulle tue gambe e gli avevi fatto fare “il cavalluccio” che a lei piaceva tanto; l’avevi sentita ridere felice.

    Mentre tornavi lassù sulle montagne avevi ancora negli occhi quelle poche ore rubate alla clandestinità; camminavi con molta attenzione, guardando dappertutto.

    Ma qualcuno forse aveva parlato, qualcuno aveva fatto la spia. Un colpo, uno solo, e tu cadesti a terra

    colpito a morte.

    Ti rimase solo il tempo di pensare che forse la piccola Giulia avrebbe potuto un giorno vivere in un mondo migliore, un mondo senza odio, senza guerre, senza distinzione di razze o di religione, un mondo dove tutti potevano amarsi come fratelli. Grazie Giovanni, grazie per il tuo sacrificio e per quello dei tanti come te che hanno dato la vita per un ideale di libertà; giovani che hanno rinunciato alla loro vita, che si sono sacrificati per noi.

    Il compito di noi tutti, quelli venuti dopo, è quello di conservare per sempre la vostra memoria, e di lottare per i vostri stessi ideali, affinché il vostro sacrificio non sia stato vano.

    Prima di morire, chissà perché, nei tuoi occhi rimase un’ultima immagine: lo zaino rosso e il taccuino che avevi regalato a tua moglie per il suo compleanno; avevi messo i soldi da parte un pò alla volta e l’avevi resa tanto felice per quei regali.

    Pensasti che non avresti più rivisto le tue donne, i tuoi amori, ma il ricordo di te, della tua presenza, sarebbe rimasto per sempre nei loro cuori; chiudesti gli occhi e ti lasciasti andare.

  6. Cos’altro dire? Chi parla di “pacificazione”, certo augurabile, nasconde spesso l’idea del miscuglio, dell’annullamento delle differenze, della distinzione fra le vittime e i carnefici, che nessun revisionista potrà annullare.

    Ciao

  7. Veramente toccante questo post…

    è talmente inconsueto ricordare quanto è costata la libertà che rileggere queste lettere è come aprire una finestra su un panorama di luce.

    Ho postato un “disegnino” anch’io…-fatto su ordinazione ;) ))

    penso ti piacerà.

  8. angela80 Grazie.Leggere le ultime lettere dei condannati a morte è davvero triste e commovente. Erano tante e io ho scelto queste perchè alcune sono rivolte alla mamma, altre alla fidanzata o al marito e altre ancora ai genitori. Ma tutti coloro che le hanno scritte hanno in comune un’ideale. L’ideale della patria, la nostra patria. Ecco perchè non dobbiamo dimenticarli. Perchè il sangue versato da loro per la nostra libertà non sia vano.

    Se vuoi leggere altre lettere guarda questo sito http://www.romacivica.net/anpiroma/documenti/documenti7.html

    Faustonet Grazie anche a te Fausto. Purtroppo nel mondo si continua ancora a morire per le proprie idee.

    Balans sono d’accordo con te. Queste lettere contengono la nostra storia e devono diventare la nostra Memoria. Per non dimenticare che molte persone hanno perso la propria vita per garantire il nostro avvenire.

    Interessante l’idea della ragazzina con gli stivali rossi e lo zainetto rosso. Anche se mi ha fatto venire in mente una scena del film “Schindler’s list”, precisamente quella della bambina ebrea con il cappottino rosso, ,che cerca di sfuggire alla disinfestazione del ghetto di Cracovia, sembra riuscirci ma poi finisce in una fossa comune pronta per essere cremata…:(

    ilmioregno Comprendo bene il tuo brivido lungo la schiena. Sono figlia di invalido di guerra e faccio parte della Fondazione dell’associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra. Da qualche tempo raccolgo le memorie degli associati che, pur non essendo partigiani, hanno contribuito a liberare l’italia dal nazifascismo. Ascoltare e raccogliere le loro testimonianze è uno dei tanti modi per tramandare alle giovani generazioni la memoria storica di lotte, di sacrifici e di conquiste che hanno consentito all´ Italia di crescere nella libertà, nella democrazia e nella giustizia sociale.

    amoreemusica é bellissima questa storia! E sta bene con la mia immagine. Un bel connubio per non dimenticare il sacrificio di tante persone che hanno rinunciato alla loro vita per noi.

    Grazie!

    scaramouche Sono d’accordo con te. Le differenze tra chi ha sacrificato la propria vita per la nostra libertà e coloro che hanno abbracciato gli ideali del nazifascismo ci sono.

    viga Grazie. Sapevo che ti sarebbe piaciuto.:)

    que Grazie a te per esserti soffermato a leggere.

    maxmat Ti ringrazio. :)

    alderaban Grazie anche a te!

    ho visto il disegnino…eh eh.

    oasiditenerezza Un segno importante per tutti noi.

    angusto Grazie a te per il passaggio!

    davidormi Non credo che Mastrogiacomo volesse diventare un eroe mediatico. Lo è diventato suo malgrado. Per svolgere il suo lavoro di giornalista. Non dimentichiamolo.

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