Un amico sensibile e disilluso ritorna tra noi. Il valente baritono algherese Paolo Zicconi vanta molti meriti in questa nuova fatica, premiata dal grande successo in due date teatrali – la bomboniera del Civico di Alghero ed il Ferroviario sassarese – e dal varo di un bel disco dedicato al mondo incantevole di Luigi Tenco. Il compact disc è“In qualche parte del mondo”: e ripercorre con spirito critico e commossa nostalgia gli acerbi transiti di Luigi dal rockabilly alla folgorazione dell’esistenzialismo francese, dal cantautorato psicologico e disadorno della Scuola Genovese all’embrione satirico e disincantato del Teatro-Canzone di Giorgio Gaber con la semina di un linguaggio nuovo e rivelatore.
L’opera è stata registrata e masterizzata dalla Tronos Digital, con l’edizione dell’etichetta Universal, la sapiente masterizzazione di Marti Jane Robertson ed il prezioso concorso di arrangiamento e registrazione a cura di Roberto Giglio, Attilio Lombardo e Sergio Fadda. Nell’inciso è tangibile il contributo di altri ottimi musicisti come Riccardo Collu e Nicola Muresu, Claudio Catalli e Fabio Manconi, Gian Mario Solinas e Salvatore Masu, con il flauto magico di Mauro Uselli.
Il bel cofanetto presenta i testi di insolite perle della produzione di Luigi Tenco, con amabili oli vintage di Maria Vittoria Conconi. La storia ed il ricordo del cantautore e poeta orso e ribelle, dissacratore ed irrequieto non si è fermata al tragico colpo di pistola in una camera d’ albergo sanremese – in una notte di gennaio del 1967 – e poche ore dopo l’ inopinata eliminazione della bellissima “Ciao amore ciao” dalla finale del XVII Festival della Canzone Italiana. Il tragico destino ed il fitto mistero sulle modalità e le ragioni di questo suicidio inatteso – restano alcune ombre mai dissipate intorno ad un diverso epilogo della sua vita, che non intendiamo raccontare in questa sede – hanno probabilmente alimentato la leggenda di questo artista eccellente, che non merita di essere avvolto dal mito di un James Dean di casa nostra, perchè il suo retaggio culturale è moderno e profondo. La raffinata e meticolosa tessitura della ricerca di Paolo Zicconi ricostruisce la singolare veggenza di un giovane bello ed insofferente, esagerato e sincero come pochi, che annusava la debolezza umana e lo spirito del tempo in folgoranti intuizioni e premonizioni.
Luigi Tenco è stato insieme rabdomante e profeta del mondo. Non tutte le bellissime ballate d’amore – le più famose ed indimenticabili “Vedrai vedrai”, “Guarda se io”, “Lontano lontano”,“Mi sono innamorato di te” e “Se stasera sono qui” - possono dirsi ancora musicalmente attuali ed ispirate, anche nell’interpretazione jazzistica e lenta, introspettiva ed impressionista di un ensemble di eccellenti musicisti come il pianista Mariano Tedde, il contrabbassistaSalvatore Maltana, il batterista Paolo Zuddas, il chitarrista Marcello Peghin ed il trombettistaEmanuele Dau. Qualche brano mostra la corda degli anni, e l’ingenuo humus dell’epoca provinciale e claustrofoba palesa un artista ancora alla ricerca di una quadra, che ha poi favorito l’ispirazione di alcuni capolavori. Un paio di riedizioni del nostro tempo meriterebbero meno spensierata bossanova di atmosfera, ed un pizzico di supplementare rabbia beat, come nella bellissima rivisitazione di “Se sapessi come fai”.
Una cosa è certa: il lavoro di Paolo Zicconi è molto importante, lo spettacolo è di alto livello e merita nuove date del tour. Alla consolidata tecnica vocale ed all’impeccabile fraseggio Paolo Zicconi ha saputo unire l’intelligente specchio di altri angoli dell’anima di Luigi: il bambino in cerca di attenzione, il giovane escluso dal consesso del potere, il malinconico esule di un’infanzia difficile e buia, il prepotente contestatore di un mondo ormai in evidente declino e presto spazzato dalle barricate parigine ed il nuovo vento impetuoso del Sessantotto. Tutto questo si respira nel gioco lieve e sornione di Paolo, che ha intervallato il pathos e l’allegria, la solitudine languida e la malinconia degli esclusi con la misura dello chef tra i sapori e le padelle. Il primattore è stato anche un sorprendente e consumato entertainer nel raccontare il suo amato Tenco e le sue storie, i retroscena ed i piccoli imprevisti live di una serata finita tra gli applausi di una piovosa sera sassarese, dopo i fuochi artificiali di Capodanno.Anche l’ombroso poeta ribelle avrebbe sorriso, tra le volute dell’eterna sigaretta penzolante dalle sue labbra. Non ti dimenticheremo mai, Luigi.
Alberto Cocco
fonte: cityandcity